TURCHIA: UN PASSO AVANTI E TRE INDIETRO. QUANDO LA POLITICA FA MALE ALLE DONNE.

TURCHIA: UN PASSO AVANTI E TRE INDIETRO. QUANDO LA POLITICA FA MALE ALLE DONNE.

I numeri parlano chiaro. Nel 2021 in Turchia sono state uccise 74 donne per mano di uomini. Eppure con un decreto presidenziale varato in piena notte, la Turchia si è ritirata dalla Convenzione di Istanbul, un trattato del 2011 voluto dagli Stati membri del  Consiglio d’Europa per prevenire e combattere la violenza contro le donne.

Per l’Akp, il partito al governo,  la Convenzione danneggia l’unità familiare, incoraggia il divorzio e include riferimenti all’uguaglianza che possono essere strumentalizzati dalla comunità Lgbt. La decisione, firmata dal presidente Recep Tayyip Erdogan e pubblicata in gazzetta ufficiale, arriva dopo le manifestazioni e le polemiche della scorsa estate in merito all’intenzione manifestata dai conservatori islamici di abbandonare il protocollo. Quel protocollo che proprio la Turchia aveva redatto e che impone ai governi di adottare una legislazione che persegua la violenza domestica e gli abusi, nonché lo stupro coniugale e le mutilazioni genitali femminili.

La convenzione era entrata in vigore nel 2014, ma secondo la piattaforma civile “We Will Stop Femicide Platform “ (Noi fermeremo i femminicidi) non è mai stata realmente applicata e in effetti non ha avuto vita facile in Turchia,  a causa delle azioni  dei settori più conservatori, legati all’islam oltranzista  secondo i quali la Carta danneggia l’unità familiare. Sette anni dopo arriva la revoca e un movimento di supporto alla convenzione espresso in rete attraverso l’hashtag  #istanbulconventionsaveslives, (la Convenzione di Istanbul salva vite) promette di dare battaglia al governo e di portare la decisione di uscire dalla convenzione davanti alla Corte Costituzionale del Paese.

Per il Consiglio d’ Europa, il ritiro della Turchia dalla convenzione di Istanbul  “è un enorme passo indietro che compromette la protezione delle donne in Turchia,in Europa e anche oltre”.

Lo dichiara il segretario generale del Consiglio d’Europa, Marija Pejcinovic Buric, dopo l’annuncio di Ankara del ritiro dalla Convenzione per la protezione delle donne dalla violenza.

Ricordiamo che la Convenzione è stata firmata da 34 Stati europei ed è considerata lo standard internazionale per la protezione delle donne dalla violenza che subiscono quotidianamente.

“La notizia dell`uscita della Turchia dalla Convenzione di Istanbul contro la violenza domestica e di genere ci lascia davvero sgomenti, è una di quelle che non avremmo mai voluto sentire”. Commenta così la decisione di Istanbul la senatrice del Pd Valeria Valente, presidente della Commissione di inchiesta del Senato sul Femminicidio e la violenza di genere.

Anni di battaglie per la conquista di diritti che dovrebbero essere scontati e infine accorgersi che bastano poche ore per retrocedere. Tornare indietro, per mano di una politica che in questo modo umilia e fa male alle donne.

Solo lo scorso 8 marzo il presidente turco aveva condannato «ogni forma di violenza o costrizione, fisica e psicologica» nei confronti delle donne, definendole crimini contro l’umanità.

Una sconfitta come quella subita oggi dalle donne turche, è un fallimento per tutti, le cui ripercussioni negative potrebbero arrivare più lontano di quanto si creda.

di M.Giungati

Fonti:https://www.ilgiorno.it/mondo/violenze-donne-turchia-1.6154075- http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Violenza-donne-Ankara-esce-da-convenzione-Istanbul

 

Pubblicato da dirittodifamigliaepoi

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