Demografia e Covid-19. “Servirà coraggio per invertire il fenomeno denatalità”.

Demografia e Covid-19. “Servirà coraggio per invertire il fenomeno denatalità”.

Sono stati presentati a dicembre 2020 nel corso del webinar “Emergenza pandemia: quale impatto su natalità e nuove generazioni?”, promosso dal Dipartimento per le politiche della famiglia in collaborazione con l’Istituto degli Innocenti, i risultati del rapporto di ricerca curato dal gruppo di esperti su demografia e COVID-19, voluto dalla Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti.

“Poche donne che lavorano e un basso tasso di natalità”

Secondo la Ministra Bonetti “I numeri raccontano di un Paese che ha il desiderio di ripartire ed è su questo che bisogna insistere e orientare le nostre scelte, avendo il coraggio e la lungimiranza di attivare processi. L’elemento dell’attivazione del desiderio è lo snodo fondamentale da cogliere e favorire, a livello individuale e collettivo. Il tema demografico è strettamente collegato alla dimensione economica, alla prospettiva di realizzazione personale, al tema comunitario e a quello del lavoro, in particolare delle donne. Nell’esperienza sociale del nostro Paese le donne sono state poste davanti alla decisione se essere madri o lavoratrici, creando un’antitesi assolutamente inadeguata, perché  l’effetto è stato avere poche donne che lavorano e un basso tasso di natalità. Il lavoro femminile è esso stesso incentivo alla natalità – ha rimarcato la Ministra Bonetti -, perché mette le donne nelle condizioni di poter esercitare una scelta veramente libera su di sé, anche nell’espressione della propria femminilità attraverso l’eventuale scelta della maternità. L’antitesi tra maternità e lavoro non ha funzionato. Adesso occorre un cambio di visione”. 

E’ vero, l’antitesi non ha funzionato, ma esiste ed è una sorta di filo conduttore di un sistema culturale disfunzionale, al quale tutti, forse anche le donne, si sono quasi assuefatti.

“La demografia – ha spiegato Alessandro Rosina, professore ordinario di demografia e statistica sociale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e coordinatore del Gruppo di Ricerca – è uno dei principali ambiti colpiti dalla pandemia, sia per l’effetto diretto sull’aumento della mortalità, sia per le conseguenze indirette sui progetti di vita delle persone.”

Il maggior invecchiamento della popolazione ci ha resi maggiormente esposti alla letalità del virus. A ciò si aggiungano  i  fragili percorsi formativi e professionali dei giovani in Italia (soprattutto se provenienti da famiglie con medio-basso status sociale), i limiti della conciliazione tra vita e lavoro (soprattutto sul lato femminile), l’alta incidenza della povertà per le famiglie con figli (soprattutto oltre il secondo), che con il contraccolpo della crisi sanitaria rischiano di indebolire ancor di più la scelta di formare una propria famiglia o di avere un (altro) figlio.

 Riguardo alle nascite i dati parziali dei primi otto mesi dell’anno 2020 evidenziano già una riduzione di oltre sei mila e quattrocento nati rispetto allo stesso periodo del 2019 ed è ovvio che le ricadute sulla scelta di avere un  figlio, sono anche i dati sull’occupazione, sulle prospettive di stabilità dei percorsi professionali e sulle possibilità di conciliazione tra tempi di vita e di lavoro.

Il divario di genere nel nostro Paese resta altissimo  (la distanza rispetto all’occupazione maschile è salita da 17,6 punti percentuali dello stesso trimestre del 2019 a 18,2) e ad essere più colpita risulta, quindi, la classe che già risultava con più ampio gap rispetto alla media europea, ma anche quella più delicata per la costruzione dei progetti di vita.

 Il rapporto presentato è il primo prodotto pubblico del lavoro svolto, reso disponibile sul sito web dedicato assieme a continui aggiornamenti attraverso dati, resoconti delle ricerche in corso e risultati acquisiti.

“Il Paese deve aprire gli occhi e dire che ha usato la strategia sbagliata, anche da un punto di vista culturale . Dobbiamo smettere di pensare che per essere una buona madre una donna non possa lavorare e viceversa” ha  aggiunto la Bonetti sottolineando come il tema coinvolga la responsabilità collettiva e quanto sia urgente e doveroso ricorrere a politiche di organizzazione del lavoro adeguate, per le donne e per gli uomini, con un riconoscimento della maternità nella carriera della donna.

Parole sante. Difficile sapere, quando diventeranno realtà.

Di Marianna Giungati

Fonte:

famiglia.governo.it/it/politiche-e-attivita/comunicazione/notizie/demografia-e-covid-19-presentato-il-rapporto-del-gruppo-di-lavoro/

Dipartimento per le politiche per la famiglia- Presidenza del Consiglio dei Ministri.

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Pubblicato da dirittodifamigliaepoi

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