FRIDA E LE ALTRE: la magnifica forza dei buoni esempi.

FRIDA E LE ALTRE: la magnifica forza dei buoni esempi.

di M.Giungati

Mesi fa leggevo su Vanity Fair un articolo, in cui si raccontava di una nonna che aveva lasciato in eredità alla nipote un curioso borsellino rosso bordeaux contenente un biglietto con sopra scritto: “sii te stessa.”.

Ci sono lasciti  carichi di significati incomparabili di cui avremmo tutti un indicibile bisogno. Qualche volta sono gli insegnamenti di un padre, una madre,  di un nonno o di una zia, altre volte più semplicemente ci vengono dati in dono da un compagno di viaggio, dal portinaio del palazzo dove abitavamo da bambini, dal vecchio sarto sotto casa, dalla professoressa di matematica delle scuole medie. Eredità o più semplicemente buoni esempi, che ci aiutano a crescere.

Sono quelle lezioni fondamentali, quell’arsenale che ognuno di noi dovrebbe possedere per affrontare il mare magnum della vita con gli strumenti giusti per non perdere la rotta, camminando con un bagaglio sempre colmo di progetti e di sogni. E se poi, nonostante le nostre bussole, quella rotta la perdessimo ugualmente?

Tomas Navarro, in “Wabi Sabi” ci ha ricordato che la bellezza delle cose la dobbiamo ritrovare nelle imperfezioni, negli errori, nelle deviazioni inaspettate.

Lo sapeva bene Frida Khalo, l’icona mondiale che ha mosso i primi passi verso una vera indipendenza della donna. La pittrice messicana, con il suo modo di vivere ha lasciato un segno tangibile nella storia, gettando le basi del femminismo contemporaneo. Attivista convinta, si è sempre battuta contro il capitalismo ed il maschilismo, facendo di tutto per non ricondursi a schemi riconosciuti. Le sue sopracciglia folte sono il simbolo della body positivity, un inno a non lasciarsi piegare dai canoni, anche estetici, imposti dalla società.

Come lei, prima e dopo, un vero e proprio esercito di combattenti, di donne che hanno attraversato strade lastricate di ostacoli, andando avanti dritte verso obiettivi che sembravano irraggiungibili. Non a loro, evidentemente.

FRANCA VIOLA

Il suo no ha cambiato la storia. Franca Viola, violentata a soli quindici anni dal nipote di un boss mafioso, che poi la chiese in moglie, rifiuto’ il matrimonio riparatore.

Filippo Melodia, il suo stupratore, avrebbe voluto evitare con la celebrazione delle nozze, l’accusa di violenza carnale, tutelando l’onore della famiglia. La sua ferma opposizione al matrimonio riparatore contribuì alla condanna del suo stupratore ma anche a far diventare la pratica illegale.

VALENTINA TERESHOVA

E’ stata in assoluto la prima donna ad andare nello spazio. La sua missione, un giro di quarantotto orbite intorno alla Terra non immune da rischi,  ha aperto la strada ad altre donne.

MALALA YOUSAFZAI

Iniziò la sua battaglia in tenera età, scrivendo su un blog con uno pseudonimo e raccontando la quotidianità delle ragazzine, costrette a vivere in un paese dove i Talebani vietavano praticamente tutto. Nel 2014, a soli diciassette anni, vinse il Premio Nobel per la Pace “per la lotta contro la sopraffazione dei bambini e dei giovani e per il diritto di tutti i bambini all’istruzione”.

Ferita in un atto attacco terroristico, non ha mai abbandonato la sua battaglia per il diritto all’istruzione. Una delle sue frasi più citate: “un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo”.


Nel 1954 lo psicologo Abraham Maslow propose un modello motivazionale dello sviluppo umano basato su una gerarchia di bisogni, disposti a piramide, in base al quale la soddisfazione dei bisogni più elementari è condizione necessaria per fare emergere quelli di ordine superiore. I bisogni fondamentali, una volta soddisfatti, tendono a non ripresentarsi, mentre i bisogni sociali e relazionali rinascono con nuovi e più ambiziosi obiettivi da raggiungere. Alla base della piramide, dunque, ci sono i bisogni essenziali alla sopravvivenza, mentre salendo verso il vertice si incontrano i bisogni più immateriali e l’autorealizzazione è in cima. Per Maslow, infatti, l’autorealizzazione richiede una serie di caratteristiche di personalità, competenze sociali e capacità tecniche.

Oggi parliamo spesso di empowerment. In pedagogia e psicologia sociale, l’empowerment è il processo di riconquista della consapevolezza di sé, delle proprie potenzialità e del proprio agire.

Il termine empowerment ha avuto negli ultimi anni una significativa risonanza: appartiene a quel gruppo di termini anglosassoni praticamente intraducibili poiché porta con sé un insieme sfaccettato di significati. Empowerment significa aumento del “potere”, ossia attivazione delle risorse ad un livello individuale od organizzativo. Ad un livello individuale è la possibilità delle persone di sentirsi responsabili, protagoniste della propria vita, in termini di espansione del sé, ad un livello organizzativo è la possibilità per l’azienda di essere più efficaci nel funzionamento e nelle sfide innovative. In entrambi i casi comunque si parte da una situazione corrente per migliorarla, potenziarla, col presupposto che tutti hanno delle risorse che possono sviluppare. (https://www.crescita-personale.it/articoli/competenze/atteggiamento/empowerment.html).

“Occorrerebbe cominciare a fare rete tra noi, dal basso, nel piccolo, nelle comuni azioni quotidiane. Ma occorrerebbe ancor di più che tutte le donne che sono arrivate in cima, le donne che hanno un qualche potere, quelle che hanno forza e strumenti per decidere, iniziassero a dare una mano alle altre, per esempio a portarne qualcuna lassù in cima con loro, a incoraggiare quelle che osano poco, a sponsorizzare quelle che già osano molto, a proteggere quelle che non ci riescono… Potrebbero imparare qualcosa dalle americane, dalla mitica Shonda Rhimes, ad esempio, che in 14 anni spesi a sceneggiare Grey’s anatomy o Scandal ha dato vita a molte più creature femministe di quante ne abbia inventate in cent’anni Hollywood, e ora sta cavalcando la fama per fare da impetuosa ambassador dell’empowerment tra milioni di giovani americane.”(1)

Tutto vero. Ma io dico che ad ogni bambina occorrerebbe  prima di tutto l’eredità lasciata dalla nonna del borsellino bordeaux a sua nipote, su un biglietto di carta bianca. L’autenticità è forse il più grande segreto per raggiungere le mete che sogniamo e gli obiettivi in cui crediamo. Autenticità e buoni esempi. Quelli lasciati da Frida e “le altre”.

“Non rinnego la mia natura, non rinnego le mie scelte, comunque la si guardi sono stata fortunata nella vita. Molte volte nel dolore si trovano le verità più complesse, o la felicità più vera. Tanto assurdo e fugace è il nostro passaggio per il mondo che mi rasserena soltanto il sapere che sono stata autentica, che sono riuscita ad essere quanto di più somigliante a me stessa mi è stato concesso di essere.”

Frida Khalo

Fonti:

(1) (https://www.elle.com/it/magazine/a5987/empowerment-femminile-donne-in-rete/).

Pubblicato da dirittodifamigliaepoi

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